Testi critici / Stampa

  • Il Mondo di Lorenzo Chinnici

    Facile essere felici in Sicilia, ma è un'operazione che richiede un adattamento biologico oltre che culturale: bisogna imparare a vivere il tempo alla maniera siciliana. (Da Odissea siciliana – Francine Prose)

    In poche righe è riassunto l’immenso concetto di “vita in Sicilia”… perché la Sicilia bisogna viverla, e l’artista Lorenzo Chinnici della sua Sicilia ne ha fatto il suo mondo, fatto di un lembo di spiaggia in riva al mare che ti cattura i sensi per la bellezza sconfinata, in un habitat fatto di natura, di mare, sabbia, ritmi cadenzati che seguono le onde e poi il vento e il mare in tempesta, ugualmente bello e affascinante. Ma anche di spiaggia e sole, palme, porticcioli pieni di barche di legno dipinto, e poi la terra, i fichi d’india, il dialetto, i colori, macchie di verde, barche abbandonate, la gente, gli uomini che ti guardano in viso, dolenti ma non rassegnati, tutto un mondo di ricordi, legati alla sua terra, la sua ispirazione che Chinnici ha scoperto, fin da ragazzo, che in Sicilia si vive ad un altro ritmo, estatici guardando il sole d’oro e il mare di cristallo, e questo amore per la sua terra Chinnici lo ha fermato sulla tela, con i suoi i colori prepotenti e spudorati, un una vita intera la sua cadenzata dall’arte, dai suoi primi approcci fatti di tecnica e pennello con gli insegnamenti di Renato Guttuso e poi avendo per maestro Salvatore La Rosa, la frequentazione della Bottega d’Arte di Salvatore Fiume, l’importanza delle conoscenze con altri grandi artisti come Mario Rossello, Giuseppe Migneco, Aligi Sassu, Ernesto Treccani, Ugo Nespolo, una vita passata a “raccontare” la sua terra, rubandone i colori, dipingendo con le mani ma soprattutto con il cuore, dal rosso appassionato del fuoco dell’Etna all’azzurro del mare, al bianco della sua neve, alla natura, i cactus, i fiori, il verde.

    Cristina Vannuzzi Landini

  • Fuoco nell'acqua

    E’ nato nei giorni di una primavera inoltrata Lorenzo e dei pianeti che hanno assistito alla sua nascita reca in sé una traccia imperitura.
    Un carattere indomabile unito ad un’atavica cocciutaggine ci fanno capire come, già in giovanissima età, Lorenzo abbia stabilito che vivendo non avrebbe mai potuto fare a meno dell’Arte.
    E così è stato per più di mezzo secolo.
    Tormentosamente e con fatica, lavorando e studiando Lorenzo è giunto alla giovinezza umana mescolando incessantemente afflato artistico, rabbia, dolore, povertà, accanimento al lavoro, strenue difesa del suo pensare e del suo fare arte, estremamente personale, senza cedimento a lusinghe o consigli: seguendo il suo istinto con forza titanica.
    In questo incessante impegno ha triturato se stesso e le avversità della vita, facendo sempre e comunque Arte, obbligando tutti a considerarlo e a seguirlo nel richiamo potente che parte dalle sue opere.
    Per Arte Lorenzo intende un insieme molto ampio, che comprende tutto ciò che è catalogabile tra le arti figurative, spesso unito e saldato inscindibilmente.
    Ha lavorato da metà ‘900 come un matto facendo del segno, del suo segno, che è egualmente composto di linea e colore, un baluardo contro la vita che, sin dalla tenera età, gli si era presentata con durezza.
    Quella durezza ha fatto si che Lorenzo abbia vissuto e viva la sua avventura terrena non come i suoi coetanei ma con lo spirito di una generazione a lui precedente anagraficamente. Come se avesse voluto essere, egli stesso, quel padre che non c’era.
    Attorno a questa mancanza, con dolore indomito, attraverso il pennello, Lorenzo ci ha comunicato quella sofferenza di fondo che domina da sempre il suo vivere.
    Filtrati da queste condizioni di vita i colori si saldano con atavici ricordi di antichissime età, mitologiche o ancor più lontane.
    A condividere questi umori forti e concreti si aggiunge la “sicilianità”, quel senso di mistero, sensualità, opulenza e pigrizia che gli isolani hanno ereditato dalle tante e diverse sovrapposizioni di culture e che rende la bellezza, in Sicilia, più languida e penetrante che altrove.
    Riunite qui nella splendida cornice lacustre di Lecco troviamo una ventina di opere, una porzione limitatissima della produzione del Maestro.
    Tra queste tele si possono riconoscere particolari di panorami non certo legati alla patria siciliana, ma anzi ai panorami lacustri lombardi o ad altri mari.
    Ma ciò che al Maestro urge raccontare da sempre è la vicenda umana, la realtà quotidiana del vivere, la diuturna battaglia, che l’uomo, qualunque uomo, è chiamato a sopportare sotto qualunque cielo, sulle rive di un mare o di un lago, sulla terra dei ciclopi o su quella dei longobardi.
    Troviamo in esposizione paesaggi, di raro nitore e freschezza, che rarefanno ogni dolore nell’ atmosfera sospesa di un sole ancor tiepido. Nature morte orgogliose di colori e sapori, ma non perdute in un sogno senza tempo, inquadrate in una realistica quotidianità.
    La maggior parte dei dipinti esposti raffigura scene umane, legate ad una vita semplice ed elementare, di una umanità dolente che trascorre la vita prevalentemente lavorando lunghe ore in lunghe giornate.
    Lorenzo Chinnici è un pittore di figura e questi dipinti hanno un respiro profondo che quasi brucia le nari, figure giganti a cui pare non bastare la dimensione della superficie, dipinte direttamente col pennello che fa linea e colore nel contempo.
    Di respiro epico le tele dove giganteggiano pescatori intenti al loro duro lavoro, contrastando con le loro membra l’ultimo sforzo vitale dell’animale catturato.
    Più dolenti e richiuse sulla morbidezza di una carne troppo maltrattata dal lavoro le grandi tele con i nudi femminili, non le grazie delle “Bagneuse” di francese memoria, qui le bellezze muliebri sono contaminate dalla fatica, gli sguardi assorti perduti in un orizzonte in lontananza che quasi ambisce alla morte.
    Tra i poeti del novecento Eugenio Montale ha trattato con molta profondità del “male di vivere” esternando una condizione di disagio che è propria della condizione umana, ecco, a quella poetica che tanto poco concede al gradevole, che infila nei versi parole ben poco “poetiche” come “picchi calvi” o “cocci aguzzi di bottiglia”, ben si attanagliano le immagini di Lorenzo Chinnici.
    Come Montale anche lui ha il mare ed il sole negli occhi, ma la sofferenza del vivere dilaga e sommerge ogni cosa, lasciandoci immoti a contemplare l’infinito orizzonte mentre riecheggiano in noi, profondamente, dolori così antichi come il tempo da cui l’uomo popola la terra.

    Emanuela Catalano

  • Fuoco nell'acqua - Lago di Como

    Questo evento espositivo multifocale presentato da Dorothy De Rubeis, la più estroversa delle galleriste italiane, ha tutti gli elementi, attuali ed inediti, per essere l’Evento Artistico dell’Estate 2016 sul Lago di Como.
    Esposizioni artistiche così complete, poliedriche, sfaccettate, coinvolgenti e glamour non sono usuali in Italia.
    La curatrice, Emanuela Catalano, ha pensato l’esposizione come una cornice che circondi l’Arte figurativa del Maestro Lorenzo Chinnici.
    L’accostamento con altri “linguaggi” espressivi si propone come una nuova strada per avvicinare all’Arte, solitamente confinata in esposizioni asettiche e paludate, spesso poco visibili e poco accattivanti, quel glamour che le compete nello scenario contemporaneo.
    L’idea è di lasciare al pubblico un ricordo indelebile del MADE IN ITALY senza nulla trascurare.

    FUOCO SULL’ACQUA

    sarà acceso dai colori dei dipinti di Lorenzo Chinnici, che ci parla di una umanità opulenta nelle forme eppur sconfitta, e dalle fotografie d’Arte di Nini Ferrara che di questa umanità ci renderà precisi ritratti.
    In queste figure sono rappresentate la creatività e la forza che hanno portato alla nascita del MADE IN ITALY. Vicino alle opere figurative si ammireranno modelle con abiti ispirati ai dipinti del Maestro Chinnici che Ekaterina Budnikova ha creato appositamente per questa kermesse.
    Un magico pianoforte condurrà sul Lago le superbe voci del Soprano Anna Gorbachyova e del Tenore Rodolfo Maria Gordini che moduleranno melodie di Maestri italiani, Beatrice Zanolini giocherà col jazz ricordando al pubblico che con sette soli segni su di un pentagramma la creatività può dare vita a infinite combinazioni musicali, infinitamente differenti.
    I reading poetici di Nini Ferrara e di Giusy Nicosia ci restituiranno la delicatezza della parola poetica che sarà come balsamo per lo spirito dei presenti.
    Tantissimi ancora saranno i protagonisti, a vario titolo, di questa sessione artistica, che annovera anche l’interesse del FAI (Fondo Ambiente Italiano), come tantissimi erano gli attori ne “La grande bellezza” di Sorrentino, nella volontà di giungere a realizzare un vero e proprio EVENTO DI BELLEZZA celebrativo della multiforme creatività italiana, unica eppur composta da molteplici eccellenze, dalla poesia alla pittura al teatro, dalla moda alla musica al canto.
    La produzione, guidata da Ampellio Ramaioli, ha curato la serata nei particolari più minuti, assicurandosi anche la collaborazione di Domenico Parisi con il suo staff di Six Inch a cui si aggiunge, per brindare con tutti gli ospiti, la presenza della nota Cantina Valenti il cui titolare in persona sarà a disposizione degli ospiti per illustrare dettagliatamente il suo nettare purpureo.
    A coronare la serata una presenza importante, quella delle telecamere di World Fashion Channel TV, partner ufficiale della manifestazione.

    Emanuela Catalano

  • Il Fabbricante di Idee

    Catania – La Sicilia in prima linea con "FABER - IL FABBRICANTE DI IDEE", evento giunto alla sua 7’ edizione, ideato dalla docente Anna Petino e dall’imprenditrice Giulia Velis.

    Questa edizione si terrà nei giorni 16 e 17 dicembre, dalle 10.00 alle 22.00 presso lo storico Palazzo Manganelli, ed ospiterà 40 espositori provenienti da tutta la Sicilia, che presenteranno le loro creazioni tra le splendide sale del piano nobile del Palazzo, occasione irripetibile poiché il palazzo non è aperto, normalmente, al pubblico.

    Dopo il grande successo legato all’apertura del Museo, dedicato a Chinnici, a Merì (ME) - città natia dell’artista –, quest’anno al Palazzo Manganelli, per gli appassionati di arte, sarà presente il Maestro Lorenzo Chinnici, con i suoi dipinti più celebri che rappresentano l’operosità del lavoro manuale, raccontando la fatica dei mestieri artigianali con grande slancio poetico.

    Così l’antico e aristocratico Palazzo Manganelli, che dal XX secolo appartiene agli eredi dei Principi Borghese di Roma, sarà lo scenario per le opere di Chinnici che dialogheranno simbolicamente con le eccellenze artigianali, made in Sicily.

    “Qui ed ora si racconta la fatica del tempo che scorre e solca lo sforzo di una tensione e di un pensiero creatore.

    Creare in fondo è ciò che rende una donna e un uomo più vivi e consapevoli delle loro potenzialità e del loro essere-nel-mondo.

    Si dice che il “cervello è più grande del cielo” poiché la fonte dell’immagine è nella mente da cui parte lo stimolo verso gli arti che plasmano, creano, toccano e danno forma agli oggetti del tempo.

    I personaggi della pittura di Lorenzo Chinnici sono animati dal lavoro manuale, dall’essere presenti attraverso la loro operosità. Non c’è pigrizia, non c’è staticità fin dalla dimensione spaziale che fa tendere i loro muscoli, allungando la percezione dello spazio pittorico.

    Così lo sguardo dell’osservatore è chiamato a riflettere e a poggiarsi sulle ombre e sulla luce di corpi intenti in attività differenti, sullo sfondo di una Sicilia presentata come una entità dell’animo, un simbolico macrocosmo che unisce i desideri e i respiri della gente.

    Il senso della fatica è correlato all’esistenza stessa, nell’immaginario di Chinnici, in quel lavoro manuale e artigianale che vuole onorare, raccontare e immortalare”.

    Nilla Zaira D'Urso

  • Il Realismo di Lorenzo Chinnici

    Nelle stanze d’arte del Palazzo della Provincia di Messina, la mostra personale del maestro Lorenzo Chinnici. I saloni ospiteranno le opere dell’artista. Nell’ondata di ripresa del linguaggio figurativo che caratterizza l’odierna stagione della pittura e che per molti aspetti induce legittimamente a preferire la buon’astrazione in qualche modo oggi relegata in un canto, è dato osservare un fenomeno particolare e in altre parole come tale figurazione sia soprattutto contrassegnata dalla tendenza a non rappresentare la realtà; quella realtà che per tanto tempo è stata finestra da cui ha guardato la pittura.

    In questo rifiuto c’è anche, la volontà di sottrarsi a quel doppio confronto che una simile scelta imporrebbe non soltanto con la realtà (paesaggi e figure che siano), ma soprattutto con quanto la pittura ha già prodotto, nella sua lunghissima storia, guardando proprio alla realtà. Lorenzo Chinnici, un artista giunto alle soglie della sua maturità espressiva e che in pieno si inserisce in un ambito realista, recuperando il gusto della scoperta pittorica quotidiana, di quella pittura cioè che nasce direttamente dall’osservazione della realtà che ci circonda. La sua scelta tematica è eloquente in tal senso, volgendo da una parte sul paesaggio della sua terra siciliana, alla quale appare strenuamente legato e dall’altra sulla presenza di persone-personaggi di una vita che intorno a lui si svolge con i suoi drammi e le sue gioie, le sue impennate e la sua irrimediabile noia.

    Nel far questo l’artista (Merì, 1942) pur restando con i piedi, anzi con la pittura, ben saldata per terra, evita quel grosso errore in cui incappano quanti si affannano in una sterile rappresentazione del reale, non soltanto nell’illusione di poter fare qualcosa di meglio, ma soprattutto tradendo lo statuto fondamentale della pittura che il suo diritto di esistenza ha conquistato, cioè da sempre, proprio per aver voluto costituirsi, essa stessa, in un mondo a parte, non specchio ma proiezione del reale.

    Così nella recente produzione artistica di Chinnici si nota come il suo realismo, se da una parte ha eliminato da sé i filtri della memoria e della coscienza, in pieno ha assunto come guida una totale partecipazione al mondo visto con gli occhi, da cui deriva una realtà interpretativa, filtrata cioè dall’adesione sentimentale. C’è, infatti, in primo luogo la volontà di recuperare momenti di un mondo quasi banale, che la pittura s’incarica di sottrarre alla sua condanna di anonimato. Ciò Chinnici fa, ad esempio, quando dipinge la fatica dei pescatori, quando sulla tela riporta scorci paesani, paesaggi dell’infanzia dove tutto appare circoscritto e angusto.

    Se nel far ciò l’artista recupera un gusto quasi da reporter del presente, calando la pittura nel quotidiano o, dando al quotidiano, la dignità della pittura, il suo realismo offre anche un altro aspetto, che è dato proprio dalla capacità di spremere il quotidiano per raccogliere sulla tela il succo di una sensazione, di una partecipazione a volte dolente, a volte nostalgica, a volte drammatica.

    E’ questo l’altro livello di lettura che una tale pittura consente ed allora non è difficile scorgere al di là del dato iconografico rappresentato, lo stato d’animo da cui nasce o che provoca: così la figura umana, spesso molto ben realizzata, implica una forte tensione quasi tormentata, mentre di solito il paesaggio sembra preludere ed invitare ad una conquistata pacificazione, ad un’ansia soddisfatta di serenità.

    S.Rossi