Testi critici / Stampa

  • La Pittura di Chinnici

    Il gruppo di corrente (1938 – 1940), attorno al quale erano raccolti i maggiori esponenti dell’arte, ha saputo lasciare ai posteri una nuova realtà pittorica priva di ardui compromessi e quindi libera da qualsiasi schema e da qualsiasi restrizione. Nascono così grandi artisti come Guttuso, Maccari, Migneco, etc. che sviluppano in tutta “ tranquillità “ un proprio stile, aprendo, così le porte ad un realismo “ d’avanguardia “.
    Chi ha saputo cogliere al meglio questo momento storico – politico - culturale è Lorenzo Chinnici. La scelta tematica del maestro volge su due direzioni: da una parte sul paesaggio della terra siciliana, alla quale appare estremamente legato e dall’altra sulla presenza di persone – personaggi di una vita che intorno a lui si svolge con i suoi drammi, le sue gioie e la sua irrimediabile noia.
    La sua pittura omogenea nella sua stesura policromatica piace, quindi per diversi motivi.
    Innanzitutto perché è una pittura pulita, geometricamente contenuta entro contorni ben precisi che esprime già da se una padronanza non comune nel disegno in sé a dare risalto ai soggetti, ma anche la scelta e l’accostamento dei colori utilizzati non solo come fatto riempitivo ma come intima pienezza delle cose.
    Nasce a Merì nel 1942. Nell’ambito siciliano, quindi, costruisce la sua figura di pittore delineata soprattutto da amare esperienze avute nella sua giovane età. E’ da questa esperienza infatti che l’artista ricava opere cariche di drammaticità che via via vanno alleggerendosi, pur mantenendo caro ed inviolabile il tema a lui più congeniale che è, appunto, quello del mondo siciliano con la volontà di recuperare momenti di un mondo spensierato.
    Vengono così a crearsi paesaggi, ritratti e stralci di esistenza di contadini, pescatori, bambini in una sorta di realismo quasi immaginario. Nel far questo, l’artista, pur restando con i piedi ben saldi a terra, evita quel grosso errore in cui incappano quanti si affannano in una sterile rappresentazione del reale, non soltanto nell’illusione di poter fare qualcosa di meglio, ma soprattutto traendo un mondo a parte non specchio ma proiezione del reale. Con la figura umana, spesso molto ben realizzata, implica una forte tensione quasi tormentata, mentre di solito il paesaggio sembra preludere ed invitare ad una piacevole serenità facendo uscire, quindi, una sorta di racconto che va al di la delle immagini e che implica la partecipazione non soltanto dell’occhio ma anche del sentimento

    Enrico Caruso

  • La battaglia arabo-normanna

    Il pittore Chinnici propone la celebre battaglia arabo-normanna avvenuta, pare, tra Milazzo e Tindari, nel 1088, condotta dal conte normanno Ruggero I, figlio di Tancredi D’Altavilla ( Normandia 1031 – Mileto, Calabria 1101 ). Questi Mosse nel 1060 con il fratello Roberto il Guiscardo alla conquista dell’Italia meridionale con cui divise la Calabria e sottomise Messina, Palermo e Siracusa. Quindi sottrasse, nell’arco di un trentennio, la Sicilia al dominio arabo (1092). In seguito a tale successo il conte ripristinò le chiese distrutte durante la dominazione araba in Sicilia ed eresse un monastero basiliano e una chiesa dedicata a S. Filippo al pari di un tempio consacrato alla vergine e martire S. Lucia propriamente a S. Lucia del Mela. Nonostante la vittoria normanna, la cultura araba continuò a fiorire in Sicilia, fondendosi con quella dei vincitori e creando un modello di società multietnica pacifica.
    Il dipinto murale propone un impressionante dinamismo cromatico che evidenzia con forza drammaticamente veristica l’atto in cui il conte D’Altavilla sul suo cavallo contorto e impuntato con lo zoccolo destro, mentre alza il sinistro, brandisce la sciabola minacciosa contro il cavaliere arabo contendente. Altrettanto realista è il corpo inerte del guerriero ucciso e steso a terra in maniera scomposta intorno al quale continua infuriare indifferente la cruenta battaglia. Guardando la scena, sembra di sentire il rabbioso cozzare dei ferri, percepire le grida dei feriti, i rantoli dei moribondi oppure di vedere salire la polvere causata dai movimenti concitati dei combattimenti appiedati o dei cavalli. Tutto ciò, pensate, è avvenuto sulla nostra terra!
    Piazza “F.P. Fulci”, recentemente rimessa a nuovo, non poteva assumere un ruolo migliore sul piano non solo socio-culturale ed estetico ma anche pedagogico. Con la partecipazione del Sindaco Dott. Giuseppe Cocuzza, consiglieri comunali ed autorità civili, militari e religiose.

    G. Anania

  • La Crocifissione

    La Crocifissione proposta in questa Chiesa ai credenti, e non, commenta il Prof. G. Anania, capolavoro artistico di dieci metri di lunghezza per cinque metri circa di altezza – è germinata dall’intenso travaglio interiore del pittore Lorenzo Chinnici nel momento del suo atto creativo e del suo pensiero rivolto al sublime sacrificio di Cristo, fattosi uomo nell’angusto seno della Vergine Maria, per redimere l’umanità dal peccato.
    Lorenzo Chinnici, nell’atto della sua creazione accende il suo fuoco e coglie il significato oggettivo di nuovi contenuti, di nuove forme di una pittura sgorgata dal profondo del suo animo di autentico credente. Egli traduce in colori e forme il suo concetto sulla Crocefissione, facendone partecipe l’occhio del fruitore con intimo stupore, con palpitante riflessione. La sacra rappresentazione di Lorenzo Chinnici, scaturita da un profondo atto di Fede, viene consegnata alla fede di credenti con la speranza non solo di rafforzare sempre più la Fede di chi la possiede, ma anche di aprire, anzi spalancare, a Dio le porte del cuore degli agnostici, o indifferenti.
    La composizione pittorica dell’opera è divise in due zone ben distinte: a destra di chi guarda si nota la moltitudine accorsa sul Golgota, tra la quale spiccano il giovane Giovanni che volge lo sguardo verso la dolente Maria e l’anziano Giuseppe d’Arimatea con una espressione del tutto trasecolata. Sono personaggi dotati di notevole fascino spirituale!
    A sinistra sono raffigurati centurioni romani con vesti rosse, con sandali e calzari fino alle ginocchia, con scudi, lance ed elmi. Tutti possiedono un atteggiamento tra il minaccioso ed il perplesso. Pertanto, sono tutte figure che, una volta osservate, rimangono impresse nella mente dei fruitori.
    Al centro della narrazione biblica sta Cristo Crocifisso con il volto impietrito dal dolore, reso come marmo dall’intensa sofferenza fisica. Un volto dominante e intensamente magnetico!
    Degna di nota è Maria di Magdala la quale, con i lunghi capelli sciolti, abbraccia la base della Croce con un gesto di grande amore.
    Lorenzo Chinnici occupando un posto di tutto rispetto nel non facile panorama dell’arte contemporanea in virtù di un personale e incisivo linguaggio cromatico, nonché di una profonda conoscenza del disegno e della prospettiva, con la presente sacra rappresentazione lascia di sé, nel tempo, un impronta meritevole di non poca considerazione, seppure con diversità di giudizi.

    G. Anania

  • Dipinto Chiesa di S. Andrea

    Quest’opera d’arte, in tutta la sua magnificenza, si differenzia dalla precedente Crocefissione dipinta da Lorenzo Chinnici. Non è un atto plateale, svanisce la sofferenza legata alla tragedia greca, è una sequenza di dolore composto. L’artista s’immedesima trasferendo il suo grande dolore per l’evoluzione della perdita della sua vista, consapevole che lo porterà a vedere sempre meno. La rappresentazione teatrale ermetica di queste scene unisce il suo dolore a quello del Cristo. Molti gli attimi di panico durante la stesura della stessa, il tormento e la speranza dell’artista fluisce e s’interseca contemporaneamente a quello del Cristo, fino a trovarne un comune denominatore. Dipinge questo capolavoro da ipovedente, energia pura razionalizzata e catalizzata da propulsioni interne inspiegabili, un messaggio inviato non solo ai fedeli cattolici, al mondo e a tutte le religioni, a tutti quelli che soffrono e che dubbiosi sono alla ricerca di un perché. Quando sei nel vortice, tutto sembra annebbiato, pare ci sia una zona dell’anima unita alla speranza, dove forze ed energie non controllate, parzialmente legate e temperate dall’artista, si muovono e si contrastano armoniosamente. Senza neanche guardare la superficie sfiorata dal pennello, saltano tecnicamente tutti gli equilibri, convenzioni e parametri della pittura, gli schemi sembrano essere solo il panico unito a energie ribelli miscelate da speranza, coordinate da quei metodi acquisiti nel tempo dall’artista. Lorenzo Chinnici chiede ai suoi utilizzatori uno sforzo, di guardare oltre, immagina possano, tutti essere i migliori critici della sua arte. 

    Paul James Smith

  • Attesa di una mistica risposta

    Forse
    Ritorneremo ad adorare gli idoli
    Forse
    Profaneremo le tombe per abbracciare i nostri defunti
    Forse
    Dovremmo
    Forse
    Avremmo dovuto pensarci prima
    Forse
    Non siamo mai esistiti
    Forse
    Lo siamo stati
    Forse
    Potremmo chiederlo a nostra sorella scimmia o a nostra madre scienza
    Forse
    Potremmo chiederlo a nostro Padre Dio o a nostro fratello cristiano
    Ma forse
    Se abbiamo la forza potremmo chiederlo anche a noi stessi.
    E forse
    Potrebbe anche rispondere quell’ unico e comune Dio
    Che c’e’ dentro ognuno di noi.

    Salvatore Imbesi