Testi critici / Stampa

  • Al pittore Chinnici

    N’AJU VISTU LI QUATRI CA FACISTI
    M’AJU VISTU ATTIA CHI ‘NPOCU’ NVICCHIASTI
    DIPINGENNU PIRSUNI, CASI E CRISTI DI CARUSITTU APPENA TI CRIASTI
    LI RICUNPENZI SUNNU POCHI E TRISTI PURU SI LI CUNFINI CA PASSASTI
    L’AUGURIU E’ RIVARI A LA CUMETA TU DI PITTURI, E JO’ COMU POETA.


    AL PITTORE CHINNICI
    Ho visto i quadri che hai fatto
    Ti vedo mentre stai invecchiando
    Dipingendo persone, case e cristi da quando sei nato.
    Le ricompense sono poche e triste la strada che hai percorso
    L’augurio è quello di arrivare alla cometa tu da pittore ed io da poeta.

    Bongiovanni

  • Ritorno al Reale

    Opere di David Kent e Lorenzo Chinnici, Six Inch, Milano, 29 settembre 2015
    Ritrovarsi dopo oltre trent’anni grazie all’incontro casuale ma decisivo dei propri figli a seguito di una discussione critica intorno ad un quadro.
    Sembra essere l’incipit di una storia al sapore d’altri tempi. Oggi nella società della comunicazione, che riesce ad entrare in qualsiasi momento della giornata in ogni luogo del mondo, c’è ancora la possibilità di perdersi per ritrovarsi così casualmente.
    Questo ricongiungersi ha qualcosa di simbolico nell’incontro dei due figli. Quest’atto è una dimostrazione della coerenza di questi due artisti che dopo tanti anni di sconosciuta attività reciproca si ritrovano nei medesimi panni che ben sfilacciati e lavorati costituiscono il telaio su cui ancora la mano scorre per porre in luce pensieri “da vedere”.

    Entrambi gli artisti, David Kent e Lorenzo Chinnici, si allontanano dalla condizione di realità dell’arte contemporanea, recuperando una mistica della rappresentazione.
    Per realità mi riferisco a quella pratica ormai dirompente, nel contemporaneo, dell’incorniciamento delle cose, una processualità che vede la propria funzione nella ri-definizione della realtà: ready-made.
    Qui niente è più vicino, percepiamo subito la distanza con la realtà del quadro che ci si pone innanzi. Non sono opere da vedere, ma sono modi di vedere attraverso un’opera. Per quanto degli oggetti disposti e articolati secondo un modo prestabilito (com’è il caso dei ready-made) possano abbandonare la loro funzionalità per suggerire nuovi significati sono inevitabilmente qui presenti e si espongono nella loro evidenza materiale e il loro fluire avviene nell’evenienza della realtà.
    Diversa è la pratica di questi due artisti che perseguendo la via della pittura continuano silenziosi nel tentativo di abbandonare la cosa, nella sua significanza di oggetto, e di recuperarla come parte dell’essere che agisce (in effetti la pittura è posta non come osservazione ma come azione sulla cosa) che trasforma il visto, potremmo definirla anche come una immaginazione, tenendo presente che tutto ciò che viene trasformato (la pittura è infondo un lavoro e come tale trasformazione di materia) è prima ancora immaginato.

    Ritorno al Reale (Return the Real)
    Riflessioni critiche sull’opera di Lorenzo Chinnici

    Come guardare le opere di Lorenzo Chinnici? Da che lato misurarne le fattezze? Entro quale prospettiva storica le possiamo far convergere?
    Trovarsi di fronte alle opere di Chinnici con questo suo modo semplice e spontaneo di comunicare per immagini provoca, fin dal primo sapore assaggiato dall’occhio, un retrogusto antico. Come vino che invecchiando mantiene in sé tutti i gusti del legno che l’ha covato, e ancor più indietro la vita stessa del chicco d’uva che l’ha generato. Così è per queste opere: sembrano essere sospese nel tempo. Alcune di esse sono finemente velate da pennellate di brezza marina, come nel ciclo dei “pescatori”. Dietro queste patine si celano gesti semplici ma essenziali, il tutto conserva una spontaneità talmente genuina da generare un’immediata empatia con i soggetti rappresentati, i loro umori, i loro pensieri, ciò che hanno fatto e ciò che ancora dovranno fare. Una pittura dell’uomo. Ciò è evidente nei piani ravvicinati, tutta l’attenzione è focalizzata sull’essere. Il punto di vista riabbassato pone lo spettatore in una condizione confidenziale, il volume dei corpi si ingigantisce voluminosamente spaziandosi sull’intera superficie. Questa maestà del semplice ci invita ad un’intimità piacevole, la vista si rende conviviale e possiamo così muoverci verso i territori dell’oltre.
    Le prospettive rasentano la pelle delle figure. Eppur da così poco spazio queste forme fuoriescono prepotenti come rammendi di una statuaria ancestrale, capace di redimere una porzione di mondo ormai dismessa dalla società contemporanea. Chi non vorrebbe pausare così, all’albeggio d’un giorno siculo ai piedi del Mediterraneo?
    [ Vorrei, per un attimo, aprire una parentesi quadra intorno al “pausare” dello spettatore. Il Pausare è un fermarsi del corpo, ma al tempo stesso è uno slanciare la mente. Il pausare è una condizione in cui l’uomo si chiude dal mondo per imparare a sentirlo, guardandolo.
    Il pausare così inteso, oggi, rappresenta fuori di ogni dubbio un’azione ribelle nei confronti dello status quo. Mi torna in mente il concetto di Horror Pleni di Gillo Dorfles, presentato nel libro omonimo proprio in apertura di questo XXI secolo, quest’orrore del troppo pieno, che corrisponde all’eccesso di rumore, sia visivo che auditivo, costituisce l’opposto di ogni capacità informativa e comunicativa. Ora, all’interno di questo status quo, Dorfles, lamentava proprio la possibilità di una pausa, un estraniamento al fine ultimo di mantenere la consapevolezza del sé, oggi continuamente messa in pericolo. ]
    Molte delle Opere di Chinnici sembrano venire alla luce nell’orario che il sole s’alza, molti dei suoi personaggi all’alba smettono, come la Lampara, il lavoro, altri l’iniziano. Ma cosa è che svela quest’alba così presente? È in quest’alba che prende evidenza la forma rappresentata, è in quest’ora del giorno che nonostante tutto il dolore, rischiara il corpo nella sua maestà imponente. Come ci ricorda Nancy –finché c’è un corpo c’è un’alba – e aggiunge che – l’alba è giusta, si estende ugualmente da un bordo all’altro. La sua mezzatinta non è il chiaroscuro del contrasto né della contraddizione. È la complicità dei luoghi che si aprono e si estendono –Dunque è nell’ora d’alba che i mezzi toni spaziano e in essi svanisce qualsiasi differenza e vien fuori l’essere nella sua totale evidenza di corpo e di carne. Ecce Homo.
    Per un’artista come Chinnici l’arte è “rivelazione” intima delle cose del mondo. Ma per le sue opere sembra fondamentale la latitudine geografica da cui generano. La Sicilia aspra dai promontori aguzzi e dai profili verticali, suggerisce la preminenza di linea e piano al posto di modulato e modellato; Il sole africano che brucia i paesaggi impone la forza primigenia del colore in sostituzione di tono, ambiente, atmosfera. Anche i personaggi sono quelli attorno a lui, facente parte del mondo siciliano. Ma nello stesso tempo questi uomini non hanno identità, non si riconoscono in quanto singolarità ma in quanto espressione simbolica dell’essere umano.

    Dispositio ex Clausione Linearum!
    (Disposizione prodotta da linee delimitanti)
    Riflessioni critiche sull'opera di David Kent

    Diciamo che David Kent, essendo inglese, recepisce nei suoi lavori la consuetudine al disegno della cultura anglosassone. Una tradizione lineare che s'alimenta a partire dall'architettura normanna della Cattedrale di Durham, che attraversa le pitture inglesi del Cinquecento e del Seicento per rinvigorirsi con la stagione dei Preraffaelliti fino alla Pop Art di Hamilton, che della linea di contorno ne fa il più efficace strumento di immaginificazione della realtà.
    Ecco la provenienza del metodo di figurazione applicato da Kent.
    [Mi piacerebbe qui aprire una parentesi quadra, sulla funzione strutturale della linea di contorno che emerge a livello teorico con chiarezza, forse per la prima volta, in un testo medievale: nei Commentarii Sententiarum di Bonaventura da Bagnoregio. Egli definisce la figura come Dispositio ex clausione linearum, vale a dire come ordine che deriva da linee delimitanti e questa definizione coglie il valore paradigmatico che la linea di contorno riveste per l'immagine. Ma importante è la sua chiusura, clausione per l'appunto, ovvero il confinare della forma. William Blake diceva che solo i pazzi vedono i contorni e perciò li disegnano, ma diceva anche che solo i savi vedono i contorni e perciò li disegnano. Il fatto è che le linee di contorno non esistono in natura e sono invece il prodotto del processo di astrazione proprio, come si è detto prima di ogni rappresentazione. La linea di contorno non appartiene né allo sfondo nè alla figura, ma è il pre-requisito logico perché vengano generati questi due elementi.]
    La linea di contorno è la via entro cui si libera il pensiero creativo dell'artista. Attraverso di essa si pone l'evidenza dell'immagine che scaturisce appunto dal rapporto figura/sfondo ed la forma è ben evidenziata nella sua strutturazione spaziale.
    Ma cos'è che Kent ci vuole porre in evidenza, di cosa ci vuole in-formare?
    Sembra che l'intero suo registro iconografico sia prelevato dalla storia della cultura, Ogni opera rimanda ad un'immagine logotipica che a sua volta impersonifica un determinato concetto. Ad esempio, i casi più espliciti, come Dali in Wonderland, Phylosohpy of Dreams o Snake and Ladders, non sono, come erroneamente affermato, opere surrealiste quanto più opere a proposito del Surrealismo. L'immagine di Dalì, inevitabilmente rimanda all'urgenza di una prassi metafisica. Ciò non è soltanto un omaggio fine a se stesso, un vezzo artistico ma è il mantenimento in forma di un'idea possibile di rappresentare il mondo, soprattutto nella società odierna del razionalismo matematico.
    Sono un monito all'immaginazione selvaggia, un manifesto del caos inconscio, quello definito dal Coreografo Jean-Georges Noverre come Bel Disordine (disordine prospettico e disordine linguistico).
    A questo punto propenderei più verso il carattere originario della Pop Art, quella di matrice inglese che contaminava la rappresentazione con modelli desunti dalle forme di comunicazione di massa per coinvolgere un più vasto pubblico nel dibattito artistico.
    Da questa prospettiva, Kent, sembra andare all’origine di quello che è oggi il “cartoon” sia esso di uso cinematografico che di uso pubblicitario: lo storyboard di cui si serve è, nella maggioranza delle sue opere, da ricercarsi nella biografia popolare dei vari pittori e personaggi dell’otto-novecento.
    Credo che se Kent avesse utilizzato varie forme espressive, oggi potrebbe essere annoverato come un pop originario del movimento inglese; ma avendo come unico suo interesse il disegno, che lui sembra unire con una certa illustrazione del costume sociale del tempo, è proprio nell’evoluzione delle tecniche dell’illustrazione che nasce la sua trasformazione pittorica.
    Ma la sua tecnica pittorica è, per questo, tutta inglese, una “greatness” che ri-nasce in Kent proprio come un gentleman che non si sporca le mani con la realtà ma la costruisce come meglio gli aggrada.

    Due pittori, Kent e Chinnici, che originano la pittura dalle proprie radici isolane; l’uno le campagne del Surrey e l’altro le strade della Sicilia

    Marcello Francolini

  • Lorenzo Chinnici & David Kent

    Lorenzo Chinnici. David Kent.
    David Kent. Lorenzo Chinnici.
    Una dualità senza simmetria.


    Probabilmente avrei amato dare questo sottotitoloa “Sinergy of sons”che principia stasera il suo primo percorso.
    Viviamo in un tempo in cui tutto sembra dover necessariamente rispondere a una simmetria. Dai byte del nostro smartphone alle fruste del più comune sbatti uova.
    Banalissimi esempi, se vogliamo, ma io credo tristemente assimilabili allanostra quotidianità, ove ogni cosa viene ricondottae incanalata dentro “misure” delle quali raramente determiniamo l’unità o il multiplo; sempre più condizionati dall’enorme unico contenitore che sta divenendo il nostro sistema. Economia, finanza, letteratura, cinema, comunicazione, arte. Sentimenti. Emotività. Il cibo.
    Ma ecco che d’un tratto due giovani uomini, appena incontratisi, in poche settimane stravolgono ogni simmetria, o misura, e ci coinvolgono in questa splendida sera per la quale potrebbe immaginarsicome icona un paio di scarpe spaiate.
    Una scarpa è inglese, l’altra siciliana.
    La prima densa di colori saturi; l’altra si smarrisce e riemerge in un dedalo di sfumature.
    In una, l’eco sempre di un sorriso… Nell’altra,la traccia di una lacrima.
    C’è un filo che rende tutto ciò una bellissima verità ed è quanto di più asimmetrico abbia mai accompagnato l’uomo attraverso i suoi giorni: l’amicizia.

    Buona sera, David.
    Buona sera, Lorenzo.
    La prima domanda è un po’ d’obbligo. Chi erano Lorenzo e David quando si sono incontrati? Chi sono adesso, quarant’anni dopo?
    Sinergia è una parola bellissima anche se forse troppo spesso abusata. Nell’accezione “Sinergy of sons” assume una valenza straordinaria. Cosa è per voi, e in voi, sinergia?
    Ovviamente non sono una critica d’arte ma amo profondamente la pittura. Di là delle influenze immediatamente rintracciabili, mi colpisce molto la visione prospettica che affiora dalle vostre opere. Come sono le “strade” di David e di Lorenzo?
    Un tratto che forse accomuna la vostra arte è la sensazione di una solitudine a volte molto esplicita, come nei “ventri” o nelle canottiere dei pescatori di Lorenzo o nei profili di David; altre molto sottile, quasi tenuta con pudore, mai con mestizia. Cos’è dunque “la solitudine”?
    Cosa emoziona ognuno di voi innanzi a una tela dell’altro? Come l’uno racconterebbe l’altro?
    Avete colori diversi, per ognuno densi della propria cultura, delle influenze provenienti dai propri maestri e dai loro particolari idiomi,testimoni entrambi di realtà sociali estremamente eterogene ma molto forti. In questa pittura che racconta la realtà ma non la descrive, rintraccio un costante ritorno al mito. Che ruolo ha la mitologia e i suoi simboli nella vostra vita, prima ancora che nella vostra pittura?
    “Sinergy of sons” destina una parte dei suoi proventi a istituzioni impegnate in prima fila nella lotta alle patologie della vista e della cecità. Cosa è per voi la luce?
    Ha molto fascino la storia del vostro incontro e del vostro ritrovarvi; una storia che i nostri ospiti già conoscono, per averla letta o ascoltata. Io stessa mi sono un po’ innamorata di quest’asse un po’ sbilenco che vi lega e di cui Milano, a metà di un immaginario che conduce dalla Sicilia a Londra, potrebbe rappresentare il fulcro. A quarant’anni da oggi, qual è la città del futuro in cui Lorenzo e David tornano a incontrarsi?

    Adelaide Sciuto

  • Zone One Arts - Lorenzo Chinnici

    Lorenzo Chinnici Pittore
    Lorenzo Chinnici, Sicilia, Italia
    Lorenzo Chinnici ha iniziato la sua carriera molto presto nel 1953, Il primo insegnamento lo riceve da Renato Guttuso che conosce nel 1953 a Barcellona Pozzo di Gotto in occasione di una esposizione. Il Maestro, colpito dall’attenzione ai dipinti di quel “picciriddu” si offre di insegnargli a dipingere, il primo di tanti artisti che hanno influenzato Lorenzo Chinnici nel corso degli anni. Ha sviluppato la sua arte e le tecniche nel tempo, dagli acquerelli, pitture murali, oli e tempere.
    Zoneone Arts è lieta di portare Lorenzo Chinnici a voi ...

    Ci può spiegare l'incontro casuale di suo figlio con il figlio di David Kent a Brick Lane – Londra- dove e come questo ha portato al progetto The Synergy of Sons?
    Nel 1974, ho incontrato David Kent durante una mostra collettiva a Londra. Abbiamo subito stretto amicizia. Nel corso degli anni, abbiamo perso il contatto. È stato per puro caso che mio figlio ha incontrato il figlio di David Kent a Londra. Se si crede nel destino, beh forse quel giorno la vita ci aveva riservato una sorpresa. In un bar di Londra, mio figlio Francesco stava commentando un'opera con i suoi amici quando qualcuno è entrato nella conversazione; era William Kent. Dopo un po’, Francesco e William hanno scoperto che erano i figli di due pittori che hanno esposto insieme quattro decenni fa. I nostri figli sono diventati amici come i padri, e hanno deciso di organizzare una mostra a Milano ed una a Londra: "The Synergy of Sons".
    La notizia di rivedere David Kent e tornare ad esporre a Milano e Londra con lui, mi ha fatto tornare la voglia di dipingere che da un po’ di tempo avevo perso, per via di un’affezione ai miei occhi. L'effetto di "The Synergy of Sons" è stato come un catalizzatore; Adesso sto lavorando ad un progetto importante che si terrà a Lecco (Lago di Como) per l'estate 2016.

    Ci parli del dipinto “ Pescatori ’’ in The Synergy of Sons.
    I Pescatori sono quei soggetti che rappresentano al meglio la mia arte.
    Pescatori - olio su tela 90x130
    Il fascino del lavoro umano proviene dai miei ricordi d'infanzia. Da allora, dipingo la psiche della figura. Voglio mostrare il potere della luce, la forza del lavoro fisico e l'energia di quei pescatori. Il lavoro duro di questi uomini per mantenere le loro famiglie. Voglio sottolineare la speranza di un giorno migliore, la natura, la libertà di esprimere tutte le nostre inibizioni insite in ognuno di noi. Questo dipinto racchiude tutti gli elementi che mi caratterizzano: la luce ed il buio, la felicità e la malinconia, la forza e la paura, la speranza e la rassegnazione.

    Ci parli dell’ennesima coincidenza, collaborazione con la RNB (Istituto reale dei ciechi Londinese) ed il loro supporto alla vostra mostra.
    Io sono affetto da maculopatia, David Kent (glaucoma); entrambi abbiamo deciso di collaborare con associazioni nazionali dei ciechi in Italia (Fondazione Istud) e nel Regno Unito (RNB). Abbiamo collaborato con entrambi gli istituti per sensibilizzare e sostenere la loro causa.
    Ho collaborato con YoungMi Lamine dalla Casa degli Artisti (Thota), un ente di beneficenza con sede a Londra che rappresenta e sostiene gli artisti ed i creativi in tutto il mondo. Thota mi ha aiutato molto a promuovere il mio progetto.

    La maculopatia? le conseguenze di questa sul tuo lavoro.
    Io sono un artista, la vista è il senso peggiore che un artista potrebbe perdere. L'idea di diventare cieco, è difficile, spero di poter contare sulla mia famiglia, l’amore per l’arte mi da tanta forza e coraggio.
    Naturalmente, le mie opere sono cambiate. Tuttavia, abbraccio pienamente il mio nuovo stile; sintesi e colore, è diventato molto più poetico.

    Grandi artisti hanno influenzato il tuo stile. Chi più di tutti ha influenzato la tua arte?
    Michelangelo Merisi, detto "Caravaggio" mi ha influenzato molto. La forza espressa nelle sue figure, i colori profondi hanno sempre suscitato emozioni penetranti. Ho sempre ammirato le composizioni del Caravaggio; mettere in scena un dramma dirigendo la nostra attenzione su aree specifiche: una mano, un piede o la porzione di un corpo. Il "chiaro-scuro", che mantiene lo spettatore in sospeso. Caravaggio mi ha ispirato un sacco; si può trovare la stessa forza e il contrasto nei miei quadri.

    Diversi artisti ti hanno aiutato ed ispirato, come hai aiutato ed influenzato la prossima generazione di artisti?
    Ho avuto la grande opportunità di lavorare con artisti affermati quando ho iniziato a dipingere. Quando si ha la possibilità di avere successo, è giusto condividere e restituire alla comunità. Ho contribuito ad ispirare la prossima generazione, essendo stato per 40 anni insegnante di materie artistiche. Ho insegnato ad i miei studenti le tecniche basilari della pittura, ho spinto loro a testare nuove ipotesi per scoprire la loro vera natura.

    Parlaci dei tuoi pescatori
    Sono cresciuto in Sicilia. Quest’ isola offre non poca e pura sofisticata bellezza, la sua luce, il suo calore, i suoi colori vivaci, circondata dal mare Mediterraneo. Quando sei un attento osservatore della natura e dei suoi abitanti, ti puoi solo innamorare di questa terra.
    I pescatori, olio su tela, 70 x 120 cm
    Dipingo la Sicilia con due lati distintivi di essa. Il paesaggio, che offre la bellezza infinita e la pace, si contrasta molto con la vita dura delle persone che la abitano. Essere un pescatore è un lavoro duro, che induce a rassegnazione e stanchezza. I pescatori sono forti fisicamente ed emotivamente deboli allo stesso tempo.

    Il tuo lavoro ha un aspetto biblico, le tue opere odierne ne sono ancora oggi influenzate?
    Hai ragione, essere cristiano; lo studio della Bibbia ha influenzato la mia arte.
    Ricollego immagini religiose del passato che interagiscono con una rappresentazione più sintetizzata della mia fede.
    Penso che il passato ha avuto un impatto significativo su cui siamo oggi. Mi piace lasciare delle tracce per i pensieri e l'apprezzamento di tutti del mondo in cui viviamo. Le mie figure, anche in gruppo, rimangono in silenzio e in solitudine quasi ad aver paura di affrontare la realtà.

    Le donne del sud ed i bambini che dipingi. Parlaci di questi soggetti
    Mia moglie era un insegnante di scuola materna, andavo spesso a trovarla in questi asili, quanti bambini. Osservavo l'aria di gioia, felicità sui volti di questi bimbi. Questa gioia candida in contrasto con la vita quotidiana delle donne siciliane dedite al lavoro, come la preparazione dei pomodori, raccolta delle olive e la vendemmia. Tutte quelle istantanee riguardano i miei ricordi di Sicilia, il suo ritmo e le stagioni; è la vita.
    Le lavandaie, olio su tela, 100 x 120 centimetri

    I tuoi murales? 'i parenti "
    Mi è sempre piaciuta l'ampia superficie di un muro; grande abbastanza per ritrarre alcuni dei momenti più felici della mia infanzia con i miei parenti. È come avere una foto di famiglia... ma più grande.
    I parenti, vernice acrilica su muro, 40 x 400 cm

    La Commissione?
    Questo murale si trova a casa mia in Sicilia. Ho voluto un murale personale a casa mia perché rappresenta cari ricordi con la mia famiglia. Ogni volta, quando lo guardo, ho a cuore quel periodo della mia vita.

    ‘’I parenti’’, Il posizionamento di ogni persona e la composizione in questo murale?
    In questa opera, le donne sono predominanti. Rappresentazione dello stile di famiglia matriarcale siciliano.
    Una tipica domenica in Sicilia, mentre si gioca a carte in giardino. I membri della famiglia sono vestiti bene, i soggetti la mattina sono stati a messa.
    In primo piano con le braccia sui fianchi, c'è mia cugina Giuseppina, mia zia Anna e zia Nina. Il lato di fronte allo spettatore, mia zia Maria. Nel mezzo, mia madre, Felicia e suo marito con il cappello bianco, il cugino Salvatore, la vecchia donna in piedi a destra è la mia nonna "Tindara" e l'uomo con il berretto è mio zio Nino.
    Gli affreschi e Murales nelle chiese ci ricordano i tempi passati, quando il clero e la nobiltà, dava incarico agli artisti di realizzare tali magnificenze. Lorenzo tu hai affrescato due chiese, chi te le ha commissionate?
    La Crocifissione, vernice acrilica su muro 450 x 1040 cm
    In Sicilia, c'è ancora un enorme apprezzamento della tradizione, ho avuto incarico dalla chiesa, per la realizzazione di questi. Ho presentato alcuni schizzi, la chiesa fiduciosa, ha creduto nelle mie capacità per dipingere la passione del Cristo. I murales si trovano in due chiese diverse, il secondo murale sottolinea le turbolenze del Cristo durante l'agonia, la Vergine Maria alla base della croce.
    Chiesa -varnish-acrilico di S. Andrea sulla parete 500x700

    Diverse tue grandi opere sono effettuate su ponteggi, quali sono le difficoltà che hai trovato per la realizzazione? Lavorando in spazi angusti ed in larga scala.
    La realizzazione di queste opere è molto impegnativa, tecniche, tempi e visione diversa rispetto a quando si dipinge su una tela. Le superfici dipinte sono circa 100 mq con soffitti enormi.
    Al fine di raggiungere quelle altezze è un obbligo lavorare con i ponteggi. La struttura rigida di solito non facilita la visione dello spazio, quindi è necessario un ponteggio preferibilmente mobile, su diversi piani.

    Alcuni degli svantaggi di questo tipo di lavoro?
    Per lavorare sui ponteggi ci vuole una certa agilità, sicurezza e forza fisica. Per la realizzazione di questi, ho lavorato circa 10/12 ore al giorno, tanta flessibilità, mettendo a dura prova me stesso. Mia moglie è stata sempre accanto a me, durante la realizzazione dei dipinti in chiesa, tanto che un giorno lei, per tentare di salvarmi da una caduta…..cadde lei, subito ricoverata in ospedale, circa tre mesi. Il prete per l’inaugurazione del dipinto, aspetto la fine della convalescenza di mia moglie in ospedale.
    La vera sfida e difficoltà è la proporzione, bisogna creare una griglia geometrica immaginaria.

    L’importanza del luogo?
    L'importanza di "luogo" è la mia isola che dipingo da ricordi personali. Io amo il mio paese e molti dei miei quadri raccontano la storia della Sicilia. Il lato antagonista della Sicilia viene dalla mia infanzia. Quando avevo cinque anni, mio padre mi ha abbandonato. L'Europa si stava riprendendo dopo la seconda guerra mondiale.
    La vita era difficile, le persone hanno lavorato sodo, la gente era povera ma non c'era altra scelta che sopravvivere in questo pittoresco paesaggio solitario e sereno.

    Deborah Blakeley

  • Modern Art – Antologia dell’arte 2016

    “La vicinanza personale a esimi maestri del Novecento come Migneco, Guttuso, Sassu ecc..fanno dei dipinti di Chinnici Lorenzo un precursore espressivo nei canoni estetici dell’arte mediterranea. Il soggetto creato da Lorenzo Chinnici, antepone la meticolosa rivelazione grafica della fisicitá con le essenzialitá cromatiche proprie di risultanze classiche dell’arte espressiva della nostra nazione, partecipando ad un modello di singolare bellezza e straordinaria efficacia culturale. Il dipinto di Lorenzo Chinnici, diviene cosí uno strumento di conoscenza che va oltre gli orizzonti della figurata realtá manierista, come allusivitá di forme e tematiche. Si concretizza mediante calde cromie e pescatori affranti, lavandaie che lavorano per il bene comune offrendo spazi d’intensa vocazione storica e familiare, opportuni a trasmettere i valori del lavoro e dell’onestá alle generazioni future “

    Flavio De Gregorio