Lorenzo Chinnici 360'
LORENZO CHINNICI
La bellezza e la dignità nel racconto verista della via quotidiana. Figure e immagini di mare e di terra. Nel passare in rassegna la vasta produzione pittorica di Lorenzo Chinnici al fruitore non resta che prestare assoluta concentrazione atta a vedere, osservare e riflettere sulla molteplice varietà di figure e oggetti nonché di paesaggi mediterranei vivificati da un inconfondibile stile artistico. Ovviamente il fruitore, soffermandosi davanti a ogni immagine, deve cercare di stabilire più che possibile un giusto approccio, per gestirne al meglio l’impatto con il tessuto cromatico e con il relativo messaggio. Il percorso è lungo e politematico. Diverse sono le sezioni che il nostro propone nella sua durevole attività artistica svolta con talento, rigore di impegno e passione. La scansione delle sezioni al fruitore la fornisce in un certo qual modo lo stesso autore in una sua intervista:” Le mie opere nascono dal mare e dalla sua gente e dai paesaggi di una campagna opulenta e assolata mediterranea.” Pertanto, il nostro propone al fruitore il tanto amato mondo marino popolato dai pesci ai quali è capace di dipingerli così realisticamente che sembrano guizzare qua e là, inseguire ed essere inseguiti. Sono di varia taglia, di diversa forma, di differente colore pronti a scattare per qualunque motivo, acquattandosi dietro un sasso, dietro uno scoglio, tra un ciuffo di erbe marine, dentro una fessura, una caverna oppure tra la sabbia; talora si mimetizzano. Ovunque sono in moto. La tela, con cui l’autore rappresenta i pesci, sembra un vero e proprio acquario vivente! Indi, il fruitore incontra i pescatori che Lorenzo Chinnici propone tesi nel loro sforzo a gettare le reti a mare o tirarle sulla barca piene di pesci pescati durante la notte in un mare calmo o mosso. Quanta fatica spesso impiegata a vuoto! Quanta delusione! Quanto sconforto sentito anche in famiglia la quale vede venire meno il guadagno per acquistare un tozzo di pane! Inoltre, al fruitore non può non sfuggire l’esclusiva tecnica con cui l’autore traccia le linee e le curve altresì spalma i colori, i propri colori, che rappresentano la fisicità dei pescatori nell’atto di un loro particolare movimento che fa loro assumere precise e dovute posizioni del corpo alzato, contorto, piegato, mentre il volto ora è disteso ora è tirato con gli occhi che sembrano uscire dalle orbite. Inoltre, l’autore mette in evidenza sia i polpacci e la nervatura degli arti superiori e inferiori davvero muscolosi sia le mani che artigliano le reti nell’atto di gettarle in mare o di tirarle sulla spiaggia oppure in barca, quando questa è priva di argano. Il fruitore non può non rimanere colpito, altresì, dalla cruenta mattanza dei tonni raffigurata, mentre i pescatori, comandati dal rais, arpionano le carni del tonno dalle quali schizza il sangue che macchia sia l’acqua marina sia tutta la cerchia intorno. È una scena resa così palpitante che a chi osserva sembra assistere ad essa e viverla davvero realisticamente. Non mancano sia pescatori che vendono il loro pesce a Vaccarella, sia che riposano al buio dopo lo spossante lavoro sia che tirano o spingono, a fatica, in mare la barca amica. Infatti, Lorenzo Chinnici non può non serbare un particolare privilegio alla barca che raffigura ormeggiata sul litorale sia del Tono, ad est, sia nella piccola rada del già citato rione di Vaccarella, ad ovest, a Milazzo. Si tratta di barche appoggiate sulla sabbia che sembrano di essere stanche o pronte per essere caricate o scaricate dai loro fedeli vogatori. Sono barche variamente colorate, diversamente posizionate nel silenzio di un particolare ambiente costiero. Sono barche che il fruitore immagina di vederle alle prese con onde sia calme sia procellose in pericolo, persino, di affondare con il prezioso carico dei pescatori. Indi, dal mare si passa alla terra ovvero alla campagna con i suoi principali protagonisti, cioè i contadini. Questi sono raffigurati sia nella raccolta delle olive sia in altre faticose attività lavorative che sottolineano un atavico vincolo con l’amata terra, madre di vita e di morte, sorgente di gioia e di dolore. Sono contadini proposti al fruitore nell’atto della fatica, del riposo e delle conversazioni con i loro pensieri, le loro frustrazioni, le loro soddisfazioni di varia entità. È gente sempre in veste da lavoro. Anche le donne di campagna sono raffigurate nelle loro molteplici attività come la raccolta delle olive insieme con gli uomini, la lavorazione dei pomodori da conserva, non solo perché sono spinte dal senso del dovere ma anche costrette dal bisogno che le rendono meritevoli sempre di maggiore stima e rispetto in tutto il mondo. Alcune lavano panni, per esempio, a riva del lago di Como. Sono donne modeste nel vestire e nei comportamenti. Sono sempre disponibili per il bene della famiglia nella gioia e nel dolore. Tuttavia, tutti operano con assoluta dignità. Tra questi gruppi di popolani al fruitore non può non sfuggire il dipinto che raffigura il ceto più debole nella scala sociale, rappresentato dai nullatenenti ovvero dagli ultimi. Tre mamme con bimbi in braccio in attesa di essere allattati; un ragazzo con incerto futuro; tre anziani, in diverse posture, immersi in chissà loro passato. Questi sono raffigurati in gruppo ove ognuno, con sguardo chino, è assorto nei propri pensieri, senza minimamente volgersi verso chi gli è accanto. Ognuno è solo con sé stesso, assorto nel proprio amaro destino. Ognuno si sente un vinto dalla propria sorte matrigna, travolto da un profondo senso di vergogna, in quanto si ritiene un escluso dal consorzio umano. Dire che si sente in una gabbia è poco! Soprattutto quando gli manca la vicinanza del proprio simile. Gli è assente la pietas! Il fruitore, riavendosi da questa inquietante raffigurazione, volge lo sguardo altrove e si immerge in una temperie di diverso taglio. Lorenzo Chinnici rivela all’osservatore il proprio sentimento religioso mediante la raffigurazione della Natività di Gesù Bambino nella grotta di Betlemme. Il fruitore, nelle varie raffigurazioni, non può non rimanere colpito dalle diverse posizioni e atteggiamenti della Madonna e di S. Giuseppe nei riguardi del Bambino Gesù. Non sono figure statiche ma presentate in affettuosi gesti d’amore genitoriale. Commovente è, per esempio, un quadro in cui il Bambino Gesù tende le mani a S. Giuseppe il quale mostra di volerlo prendere nelle braccia. La Madonna a sua volta volge gli occhi compiaciuta all’anziano sposo in tenera posa. Quanta umana bellezza! Il fruitore non può non cogliere un grande messaggio di delicatezza fondante in seno a qualunque famiglia nel tempo e nello spazio. Dopo queste esperienze di diverso modello Lorenzo Chinnici immerge il fruitore nel mondo avvolgente della natura. Egli afferma nella citata intervista: “Amo profondamente la natura in tutte le sue espressioni più delicate, nei suoi più incantevoli panorami, i miei paesaggi contrariamente alle figure inquietanti, trasmettono pace e serenità.” Il fruitore non può non accorgersi che l’autore si abbandona con cuore e con mente alla spiazzante bellezza espressa da immagini cromatiche di assoluto fascino che si effonde nei reconditi anfratti dell’infinito. Al fruitore sembra di sentire nei vari paesaggi proposti profumi e respiri che non potrà dimenticare. Infatti, la loro coniugazione pittorica è il filo conduttore di colori, di forme e di cose da cui scaturisce la vena creativa del nostro artista meriese. Mediante un secolare tronco di ulivo gigantesco, squamoso e contorto che ancora vegeto produce preziose olive, bacchiate e raccolte da donne e uomini, in quanto riempiono giare di dorato olio, l’osservatore intuisce che Lorenzo Chinnici ha inteso indicargli l’inesauribile forza endogena della natura. Chi guarda con attenzione i dipinti che raffigurano rispettivamente due purosangue e cinque giovani puledri che, in libero gruppo, esprimono tutta la loro fresca vitalità con le froge fumanti, la criniera al vento e i garretti scattanti, non può non sostenere di avere colto ancora una volta, grazie all’arte dell’autore, la vigorosa energia ed eleganza dei giovani animali. Chi si incrocia con il quadro che rappresenta la “burrasca mediterranea” con onde dalle creste adirate e spumeggianti che attentano alla incolumità di tre malcapitate imbarcazioni con tre vele ciascuna, può affermare che mediante la raffigurazione del cielo decisamente cupo e aggressivo e il mare paurosamente ostile l’autore gli ha posto davanti la maestosa potenza della natura. L’osservatore, continuando ad aggirarsi nella ricca galleria artistica, si imbatte ancora tra molteplici dipinti, come il noto “Cesto d’Uva” raffigurati con disarmante realismo. Non gli possono sfuggire, tra gli altri, i “PALADINI” che ricordano Renato Guttuso. Questi sono rappresentati realisticamente nell’atto in cui combattono con gli avversari, brandendo con strenuo furore le spade contro gli avversari. Lorenzo Chinnici nella già ripetuta intervista dichiara schiettamente “Il primo insegnamento lo ricevo da Renato Guttuso che conosco nel 1953 in occasione di una esposizione del grande Maestro. Ero attratto dalla sua pittura, dai suoi colori, lui mi osservò con tenerezza, avvicinandosi a me, io ero bambino orfano di padre, le sue parole sono rimaste ancora oggi nella mia memoria. Infatti, Lorenzo Chinnici sin da allora si sente vicino al conterraneo Renato Guttuso il quale privilegiava la libertà di espressione con queste affermazioni: “Esprimersi con assoluta sincerità ed in comunità di spirito, liberi da ogni preoccupazione, sia arcaica che neoclassica, sia metafisica che intellettualistica. Primitivi, per necessità, perché nati in un’epoca di inizio.” (Da Discorsi sulla sincerità: i giovani, in L’Ora, 10-11 aprile 1933). Da ciò scaturisce il vivo interesse del nostro Chinnici per uomini e donne del popolo nonché per la natura raffigurati con libertà espressiva sulla scorta, altresì, dell’arte “sociale” intesa dallo stimato maestro. L’osservatore attraverso la presente rassegna dei dipinti intuisce che le influenze ricevute da Lorenzo Chinnici non si limitano soltanto all’arcinoto bagherese Renato Guttuso ma anche al vercellese Ugo Nespolo il quale, impegnato in molteplici settori artistici (testi e poesie, disegni di scene e costumi, ceramica, scultura, decorazione e altro ancora), si ispira al concetto: “portare l’arte nella vita”. Lorenzo Chinnici dichiara che espone la prima volta, nel 1947, all’età di cinque anni, in un bar del proprio paese. Pertanto, da quella data fino al presente sono circa 300 mostre presentate in diversi paesi europei ed extraeuropei. Ciò sottolinea di conseguenza che sia stato ospite di molte testate giornalistiche. Egli stesso legittimamente compiaciuto dichiara, inoltre, che, in occasione dell’evento “Meri” nel 2017, il mio paese di nascita mi consegna le chiavi della città, la cittadinanza onoraria ed un museo con le stanze dedicate a Lorenzo Chinnici, paradossalmente negli anni ’40 ero considerato l’ultimo di questo paese, perché probabilmente ero il più povero e disadattato di tutti gli abitanti.”. Comunque, onore al Comune di Merì grato, tra l’altro, di essere stato reso esteticamente più godibile da diversi dipinti pubblici di Lorenzo Chinnici di cui la stampa ha dato ampio risalto. Il nostro artista non si ferma, giacché è costantemente sotto la pressione delle proprie vulcaniche idee, dei propri originali progetti tra cui quello di creare addirittura una galleria subacquea. Egli stesso dichiara. “Farò di tutto perché questo progetto venga realizzato in Italia, deve restare una creazione Made in Italy. Esistono già musei marini, non esiste ad oggi una galleria d’arte permanente sottomarina composta da dipinti di artisti.”. Per quanto esposto l’osservatore non può non affermare di essersi trovato davanti a un’arte capace di accendere emozioni sia mediante colori, protagonisti principi di un discorso articolato, sia mediante pennellate atte a imprimere vivezza alle figure, fornendo loro movimento e profondità. Lorenzo Chinnici comunica sentimenti, certezze o perplessità più di mille e mille parole tramite sguardi amorevoli, teneri, sereni, tristi oppure positure ferme o in azione. Anche mediante la natura morta di un quadro egli provoca inequivocabili impressioni. Lorenzo Chinnici, perciò, dimostra di operare con mano esperta, con sicurezza e con eleganza sotto l’inopinato impulso creativo, proponendo opere d’arte che emanano un’avvolgente bellezza sottolineata potentemente da significativi messaggi umani e sociali. Un’arte, quindi, che, raccontando la vita di mare e di terra, parla già da sola. È un’autentica opera d’arte, nonostante l’inesorabile scorrere del tempo, rimane sempre a testimoniare la propria unicità e grandezza, ovunque si trovi.
Giuseppe Anania