Testi critici / Stampa

  • Tele Nascoste

    Tele nascoste Accarezzare un pensiero, vagare sulle nuvole della fantasia, sognare ad occhi aperti per ritrovare se stessi a brindare idealmente, sul filo di un percorso già tracciato in precedenza nel tempo di qualcun altro (quasi il reiterarsi rituale fotocopiato di una vita, tramandata di padre in figlio nel medesimo itinerario ellittico, ove poter cavalcare il turbinio della fantasia più sfrenata che solo l'amore assoluto, con le sue infinite emozioni, può essere in grado di offrire a pochi eletti), inoltrarsi con l'ingenuità di un bambino o con l'arroganza di un adulto in un racconto che, già dalle prime righe, accende la curiosità e induce a proseguire nella lettura con quella gioiosa emozione che porta ad ampliare gli illimitati confini della fantasia per farsi trasportare in una irreale realtà in cui tutto è possibile, equivale a cavalcare quel cavallino da giostra della nostra infanzia dal quale non saremmo mai scesi. Spazi, scenari e situazioni, talvolta paradossali, si moltiplicano nella poetica propensione di Chinnici, trasformando il percorso del suo vissuto in un magico labirinto, in cui è difficile perdersi, perché Diego Celi ha la rara capacità di prendere virtualmente per mano il lettore e trasportarlo, nel proprio modo di rivivere molteplici sensazioni di due vite, in un percorso talvolta parallelo e altre volte in totale contrasto, in cui l'Arte prevale e concorre ad appianare ogni ostacolo virtuale e non. Una girandola di colori vivaci che contribuisce spesso a ricucire piccoli e grandi dissidi familiari che, come scintille, si alternano tra padre e figlio, provocando piccoli cataclismi generazionali generati da problemi a volte non risolti che restano eternamente sospesi e in un'alternarsi confuso di sentimenti, di domande prive di risposte adeguate e convincenti, e di lunghi silenzi. Un gioco rituale e genetico che, nella storia del tempo, ha seminato un'infinità di svariate varianti in un percorso emblematico di incomprensioni familiari e artistiche, in cui l'Arte e la grande passione per la stessa finiscono per colmare ogni pretestuosa divergenza con la forza dell'amore. Metrica, ritmo, colore e armonia si fondono nella trasmissione di emozioni, nel contempo semplici e complesse, che Lorenzo propone in "difformità" da quanto suggerito da Wilbur Smith: "Non scrivere mai per piacere al pubblico ma per piacere a te", nel felice intento e nella gratificante intenzione di comunicare, possibilmente con il mondo intero, solo per il piacere di farlo e per diffondere, come un grande direttore d'orchestra, un pizzico di gioia e di tristezza, sapientemente miscelate dalla vita con le sublimi note di: Notturno in mi bemolle maggiore di Chopin, in grado di sostenere serenamente il volo di un aquilone che si scopre "prigioniero" del filo che lo trattiene e che, accettando questa sua condizione, riesce a scoprire che il senso della felicità, talvolta, si può percepire grazie alla propria disponibilità di librarsi nel cielo guidato da chi sapientemente ha già volato prima di lui.

    José Van Roy Dalí

  • Fisherman: il plasticismo scultoreo di Lorenzo Chinnici

    Sono scene di genere quelle impresse nelle opere della serie Fisherman di Lorenzo Chinnici, artista siciliano iniziato all'arte da Renato Guttuso. Le opere dell'artista narrano gli scorci della sua amata Sicilia, Chinnici mediante la materia cromatica sintetizza una narrazione dalla quale emerge il "bisogno" dell'arte come voce del proprio animo.

    Fisherman, una serie dedicata all'attività dei pescatori, dove l'artista conferisce attenzione al dato naturilastico di matrice Carraccesca, raffigurando il lavoro della pesca mosso dall'intento di dar vita ad una serie di opere che, non solo mostrano quegli scorci paesaggistici che celebrano la sua terra, ma puntando anche all'attenzione per la figura umana. Sfociando nello studio del corpo umano mediante quel plasticismo scultoreo esaltato dallo studio luministico, infatti in alcune opere della serie l'artista riesce nella resa magistrale della luce che accentua la  muscolatura.

    E così la luce incarna una duplice valenza: provenendo dall'altro, essa diviene una luce divina, rafforzativa dell'importanza del lavoro nella vita quotidiana. Chinnici sembra guardare ai bozzetti Michelangioleschi per poi riadattare lo studio dei corpi alla sua personale visione,  assecondando la propria matrice di pensiero che configura l'essere umano in un contesto naturalistico mettendone in evidenza le proprie fatiche quotidiane.

    Tecnicamente le composizioni della serie presentano una struttura piramidale il cui vertice è spesso la figura umana o la barca da trainare a riva, sottolineando ancor di più l'interesse per lo studio figurativo.

    Scene di genere che l'artista anima secondo la sua sensibilità sfociando nello studio minuzioso dei dettagli paesaggistici dove l'essere umano coesiste con la narrazione del paesaggio naturale, richiamando gli scorci suggestivi dell'artista Cinquecentesco Giorgio da Castelfranco conosciuto come Giorgione. Emerge inoltre quel dinamismo tipico delle opere di ispirazione neorealista di Renato Guttuso. 

    Straordinaria è la capacità di sintesi dell'arte rinascimentale in chiave contemporanea, dove le campiture cromatiche si animano mediante la sensibilità dell'artista, frutto di un'attentata indagine pittorica che Lorenzo Chinnici conduce da tutta la vita e che permea nella matrice intrinseca del suo pensiero sulla storia dell'umanità che si libra nelle sue raffigurazioni.

    Elisabetta La Rosa

  • Pensiero su Lorenzo Chinnici

    Lorenzo Chinnici sogna la Sicilia.  Lui non dipinge ma sogna forme, paesaggi, persone, che prendono corpo per agglutinamenti di colore, per rapsodie di toni. Colori e toni che sono il vero disegno di Chinnici. Sogna e crea una Sicilia che non c’è, forse non c’è mai stata, forse mai ci sarà. Sogna e ama. Lui dipinge dunque qualcosa che non vede, o se la vede è qualcosa che non esiste agli occhi degli altri se non nel momento in cui egli stesso la presenta al mondo: per questo la sua è una pittura solo apparentemente “realista”. Sogno, memoria, invenzione: questo è Chinnici. Per molti egli è un seguace lontano di Guttuso, di Giambecchina o del più vicino Leotti; non è così. Perché il suo è un figurativismo di intento onirico, il suo approccio alla realtà è solo moderatamente formale. La tecnica è forse quella, neo-cubista o neo-realista di un Guttuso o di un Leotti, ma neanche questo approccio è troppo spinto verso il realismo. Perché i paesaggi, gli uomini e le donne di Chinnici sono come trasfigurati in una dimensione eroica, mitica, titanica, che è proprio il processo di sublimazione tipico del sogno di un amante. I suoi “siciliani” sono più grandi, più belli, più reali rispetto alla naturale grandezza, alla naturale bellezza (o bruttezza), alla naturale realtà che essi hanno davvero. I loro gesti, quotidiani o forse superati dalla storia, si presentano a noi come eterni o fondativi della storia. La sua posizione all’interno del panorama italiano della storia dell’arte è allora originale, appartata; la sua non è pittura sociale, lui non giudica e non critica, la sua non è pittura di folklore: lui sogna e dipinge. Chinnici è Chinnici, la sua voce dice una cosa che lui solo sa dire. Ma forse proprio in questo dettaglio esiste la sua più grande affermazione di senso, poiché nella pittura del sogno proietta la felicità del mondo come dovrebbe essere, i colori della Sicilia come dovrebbero essere, la Sicilia come dovrebbe essere. Colorata, viva, umana, gioiosa, felice. In questo senso, come tutti gli artisti, anche Chinnici fa Politica, indica a chi guarda una via. Indica una Sicilia (e in sostanza possiamo dire il Mondo) a chi questa Sicilia non la vede, o non la sa vedere.

    Andrea Italiano

  • Lorenzo Chinnici 360'

    LORENZO CHINNICI

    La bellezza e la dignità nel racconto verista della via quotidiana. Figure e immagini di mare e di terra. Nel passare in rassegna la vasta produzione pittorica di Lorenzo Chinnici al fruitore non resta che prestare assoluta concentrazione atta a vedere, osservare e riflettere sulla molteplice varietà di figure e oggetti nonché di paesaggi mediterranei vivificati da un inconfondibile stile artistico. Ovviamente il fruitore, soffermandosi davanti a ogni immagine, deve cercare di stabilire più che possibile un giusto approccio, per gestirne al meglio l’impatto con il tessuto cromatico e con il relativo messaggio. Il percorso è lungo e politematico. Diverse sono le sezioni che il nostro propone nella sua durevole attività artistica svolta con talento, rigore di impegno e passione. La scansione delle sezioni al fruitore la fornisce in un certo qual modo lo stesso autore in una sua intervista:” Le mie opere nascono dal mare e dalla sua gente e dai paesaggi di una campagna opulenta e assolata mediterranea.” Pertanto, il nostro propone al fruitore il tanto amato mondo marino popolato dai pesci ai quali è capace di dipingerli così realisticamente che sembrano guizzare qua e là, inseguire ed essere inseguiti. Sono di varia taglia, di diversa forma, di differente colore pronti a scattare per qualunque motivo, acquattandosi dietro un sasso, dietro uno scoglio, tra un ciuffo di erbe marine, dentro una fessura, una caverna oppure tra la sabbia; talora si mimetizzano. Ovunque sono in moto. La tela, con cui l’autore rappresenta i pesci, sembra un vero e proprio acquario vivente! Indi, il fruitore incontra i pescatori che Lorenzo Chinnici propone tesi nel loro sforzo a gettare le reti a mare o tirarle sulla barca piene di pesci pescati durante la notte in un mare calmo o mosso. Quanta fatica spesso impiegata a vuoto! Quanta delusione! Quanto sconforto sentito anche in famiglia la quale vede venire meno il guadagno per acquistare un tozzo di pane! Inoltre, al fruitore non può non sfuggire l’esclusiva tecnica con cui l’autore traccia le linee e le curve altresì spalma i colori, i propri colori, che rappresentano la fisicità dei pescatori nell’atto di un loro particolare movimento che fa loro assumere precise e dovute posizioni del corpo alzato, contorto, piegato, mentre il volto ora è disteso ora è tirato con gli occhi che sembrano uscire dalle orbite. Inoltre, l’autore mette in evidenza sia i polpacci e la nervatura degli arti superiori e inferiori davvero muscolosi sia le mani che artigliano le reti nell’atto di gettarle in mare o di tirarle sulla spiaggia oppure in barca, quando questa è priva di argano. Il fruitore non può non rimanere colpito, altresì, dalla cruenta mattanza dei tonni raffigurata, mentre i pescatori, comandati dal rais, arpionano le carni del tonno dalle quali schizza il sangue che macchia sia l’acqua marina sia tutta la cerchia intorno. È una scena resa così palpitante che a chi osserva sembra assistere ad essa e viverla davvero realisticamente. Non mancano sia pescatori che vendono il loro pesce a Vaccarella, sia che riposano al buio dopo lo spossante lavoro sia che tirano o spingono, a fatica, in mare la barca amica. Infatti, Lorenzo Chinnici non può non serbare un particolare privilegio alla barca che raffigura ormeggiata sul litorale sia del Tono, ad est, sia nella piccola rada del già citato rione di Vaccarella, ad ovest, a Milazzo. Si tratta di barche appoggiate sulla sabbia che sembrano di essere stanche o pronte per essere caricate o scaricate dai loro fedeli vogatori. Sono barche variamente colorate, diversamente posizionate nel silenzio di un particolare ambiente costiero. Sono barche che il fruitore immagina di vederle alle prese con onde sia calme sia procellose in pericolo, persino, di affondare con il prezioso carico dei pescatori. Indi, dal mare si passa alla terra ovvero alla campagna con i suoi principali protagonisti, cioè i contadini. Questi sono raffigurati sia nella raccolta delle olive sia in altre faticose attività lavorative che sottolineano un atavico vincolo con l’amata terra, madre di vita e di morte, sorgente di gioia e di dolore. Sono contadini proposti al fruitore nell’atto della fatica, del riposo e delle conversazioni con i loro pensieri, le loro frustrazioni, le loro soddisfazioni di varia entità. È gente sempre in veste da lavoro. Anche le donne di campagna sono raffigurate nelle loro molteplici attività come la raccolta delle olive insieme con gli uomini, la lavorazione dei pomodori da conserva, non solo perché sono spinte dal senso del dovere ma anche costrette dal bisogno che le rendono meritevoli sempre di maggiore stima e rispetto in tutto il mondo. Alcune lavano panni, per esempio, a riva del lago di Como. Sono donne modeste nel vestire e nei comportamenti. Sono sempre disponibili per il bene della famiglia nella gioia e nel dolore. Tuttavia, tutti operano con assoluta dignità. Tra questi gruppi di popolani al fruitore non può non sfuggire il dipinto che raffigura il ceto più debole nella scala sociale, rappresentato dai nullatenenti ovvero dagli ultimi. Tre mamme con bimbi in braccio in attesa di essere allattati; un ragazzo con incerto futuro; tre anziani, in diverse posture, immersi in chissà loro passato. Questi sono raffigurati in gruppo ove ognuno, con sguardo chino, è assorto nei propri pensieri, senza minimamente volgersi verso chi gli è accanto. Ognuno è solo con sé stesso, assorto nel proprio amaro destino. Ognuno si sente un vinto dalla propria sorte matrigna, travolto da un profondo senso di vergogna, in quanto si ritiene un escluso dal consorzio umano. Dire che si sente in una gabbia è poco! Soprattutto quando gli manca la vicinanza del proprio simile. Gli è assente la pietas! Il fruitore, riavendosi da questa inquietante raffigurazione, volge lo sguardo altrove e si immerge in una temperie di diverso taglio. Lorenzo Chinnici rivela all’osservatore il proprio sentimento religioso mediante la raffigurazione della Natività di Gesù Bambino nella grotta di Betlemme. Il fruitore, nelle varie raffigurazioni, non può non rimanere colpito dalle diverse posizioni e atteggiamenti della Madonna e di S. Giuseppe nei riguardi del Bambino Gesù. Non sono figure statiche ma presentate in affettuosi gesti d’amore genitoriale. Commovente è, per esempio, un quadro in cui il Bambino Gesù tende le mani a S. Giuseppe il quale mostra di volerlo prendere nelle braccia. La Madonna a sua volta volge gli occhi compiaciuta all’anziano sposo in tenera posa. Quanta umana bellezza! Il fruitore non può non cogliere un grande messaggio di delicatezza fondante in seno a qualunque famiglia nel tempo e nello spazio. Dopo queste esperienze di diverso modello Lorenzo Chinnici immerge il fruitore nel mondo avvolgente della natura. Egli afferma nella citata intervista: “Amo profondamente la natura in tutte le sue espressioni più delicate, nei suoi più incantevoli panorami, i miei paesaggi contrariamente alle figure inquietanti, trasmettono pace e serenità.” Il fruitore non può non accorgersi che l’autore si abbandona con cuore e con mente alla spiazzante bellezza espressa da immagini cromatiche di assoluto fascino che si effonde nei reconditi anfratti dell’infinito. Al fruitore sembra di sentire nei vari paesaggi proposti profumi e respiri che non potrà dimenticare. Infatti, la loro coniugazione pittorica è il filo conduttore di colori, di forme e di cose da cui scaturisce la vena creativa del nostro artista meriese.  Mediante un secolare tronco di ulivo gigantesco, squamoso e contorto che ancora vegeto produce preziose olive, bacchiate e raccolte da donne e uomini, in quanto riempiono giare di dorato olio, l’osservatore intuisce che Lorenzo Chinnici ha inteso indicargli l’inesauribile forza endogena della natura. Chi guarda con attenzione i dipinti che raffigurano rispettivamente due purosangue e cinque giovani puledri che, in libero gruppo, esprimono tutta la loro fresca vitalità con le froge fumanti, la criniera al vento e i garretti scattanti, non può non sostenere di avere colto ancora una volta, grazie all’arte dell’autore, la vigorosa energia ed eleganza dei giovani animali. Chi si incrocia con il quadro che rappresenta la “burrasca mediterranea” con onde dalle creste adirate e spumeggianti che attentano alla incolumità di tre malcapitate imbarcazioni con tre vele ciascuna, può affermare che mediante la raffigurazione del cielo decisamente cupo e aggressivo e il mare paurosamente ostile l’autore gli ha posto davanti la maestosa potenza della natura. L’osservatore, continuando ad aggirarsi nella ricca galleria artistica, si imbatte ancora tra molteplici dipinti, come il noto “Cesto d’Uva” raffigurati con disarmante realismo. Non gli possono sfuggire, tra gli altri, i “PALADINI” che ricordano Renato Guttuso. Questi sono rappresentati realisticamente nell’atto in cui combattono con gli avversari, brandendo con strenuo furore le spade contro gli avversari. Lorenzo Chinnici nella già ripetuta intervista dichiara schiettamente “Il primo insegnamento lo ricevo da Renato Guttuso che conosco nel 1953 in occasione di una esposizione del grande Maestro. Ero attratto dalla sua pittura, dai suoi colori, lui mi osservò con tenerezza, avvicinandosi a me, io ero bambino orfano di padre, le sue parole sono rimaste ancora oggi nella mia memoria. Infatti, Lorenzo Chinnici sin da allora si sente vicino al conterraneo Renato Guttuso il quale privilegiava la libertà di espressione con queste affermazioni: “Esprimersi con assoluta sincerità ed in comunità di spirito, liberi da ogni preoccupazione, sia arcaica che neoclassica, sia metafisica che intellettualistica. Primitivi, per necessità, perché nati in un’epoca di inizio.” (Da Discorsi sulla sincerità: i giovani, in L’Ora, 10-11 aprile 1933). Da ciò scaturisce il vivo interesse del nostro Chinnici per uomini e donne del popolo nonché per la natura raffigurati con libertà espressiva sulla scorta, altresì, dell’arte “sociale” intesa dallo stimato maestro. L’osservatore attraverso la presente rassegna dei dipinti intuisce che le influenze ricevute da Lorenzo Chinnici non si limitano soltanto all’arcinoto bagherese Renato Guttuso ma anche al vercellese Ugo Nespolo il quale, impegnato in molteplici settori artistici (testi e poesie, disegni di scene e costumi, ceramica, scultura, decorazione e altro ancora), si ispira al concetto: “portare l’arte nella vita”. Lorenzo Chinnici dichiara che espone la prima volta, nel 1947, all’età di cinque anni, in un bar del proprio paese. Pertanto, da quella data fino al presente sono circa 300 mostre presentate in diversi paesi   europei ed extraeuropei. Ciò sottolinea di conseguenza che sia stato ospite di molte testate giornalistiche. Egli stesso legittimamente compiaciuto dichiara, inoltre, che, in occasione dell’evento “Meri” nel 2017, il mio paese di nascita mi consegna le chiavi della città, la cittadinanza onoraria ed un museo con le stanze dedicate a Lorenzo Chinnici, paradossalmente negli anni ’40 ero considerato l’ultimo di questo paese, perché probabilmente ero il più povero e disadattato di tutti gli abitanti.”. Comunque, onore al Comune di Merì grato, tra l’altro, di essere stato reso esteticamente più godibile da diversi dipinti pubblici di Lorenzo Chinnici di cui la stampa ha dato ampio risalto. Il nostro artista non si ferma, giacché è costantemente sotto la pressione delle proprie vulcaniche idee, dei propri originali progetti tra cui quello di creare addirittura una galleria subacquea. Egli stesso dichiara. “Farò di tutto perché questo progetto venga realizzato in Italia, deve restare una creazione Made in Italy. Esistono già musei marini, non esiste ad oggi una galleria d’arte permanente sottomarina composta da dipinti di artisti.”. Per quanto esposto l’osservatore non può non affermare di essersi trovato davanti a un’arte capace di accendere emozioni sia mediante colori, protagonisti principi di un discorso articolato, sia mediante pennellate atte a imprimere vivezza alle figure, fornendo loro movimento e profondità. Lorenzo Chinnici comunica sentimenti, certezze o perplessità più di mille e mille parole tramite sguardi amorevoli, teneri, sereni, tristi oppure positure ferme o in azione. Anche mediante la natura morta di un quadro egli provoca inequivocabili impressioni. Lorenzo Chinnici, perciò, dimostra di operare con mano esperta, con sicurezza e con eleganza sotto l’inopinato impulso creativo, proponendo opere d’arte che emanano un’avvolgente bellezza sottolineata potentemente da significativi messaggi umani e sociali. Un’arte, quindi, che, raccontando la vita di mare e di terra, parla già da sola. È un’autentica opera d’arte, nonostante l’inesorabile scorrere del tempo, rimane sempre a testimoniare la propria unicità e grandezza, ovunque si trovi.

    Giuseppe Anania

  • Il Realismo Trascendente nella Figurativitá Umana in Lorenzo Chinnici

    Il realismo di Chinnici, supera il semplice aspetto della memoria e della rappresentazione veritiera, muovendosi verso una realtà interpretata, depurata, emozionale.

    L’artista esalta il dramma dei corpi con una visione trascendente, per valorizzare le sensazioni, le caratteristiche umane, gli stati d’animo.

    Chinnici muove la massa volumica delle figure attraverso la sofferenza dell’azione compiuta con l’implicazione di una forte tensione quasi tormentata che viene sopita e rinvigorita con il supporto del colore che anima ed esalta la rappresentazione scarna, essenziale e senza sovrastrutture.

    Giovanni Pantano